La recensione di IT: l’atteso remake non delude le aspettative

Il remake di Antony Muschietti si dimostra all’altezza delle aspettative dei tanti fan e nostalgici della miniserie anni ’90

Proprio come il primo film degli anni ’90, anche questa versione si apre con le conosciutissime sequenze del piccolo Georgie, con il suo impermeabile giallo, rincorrere la barchetta di carta costruita dal fratello, giù per la strada, inseguendola a tutta velocità, lungo il canale a bordo della strada. Poi l’inaspettato incontro con il clown malvagio, proprio come già sappiamo. Ma questa versione del film appare ben più cruenta sin da questi primi istanti: il braccio del piccolo viene strappato e in una pozza di sangue, finisce giù nel tombino, nelle grinfie del mostro.

La cittadina di Derry sembra ormai essere sotto l’effetto di una maledizione, negli ultimi tempi già diversi bambini sembrano scomparsi e il giovane Bill (Jaeden Lieberher) non vuole arrendersi all’idea che il suo fratellino Georgie sia morto. Al suo fianco ci sono l’irrefrenabile Richie (Finn Wolfhard, già star di Stranger Things), il “novellino” nuovo arrivato e imbranato Ben (Jeremy Ray), il malaticcio Eddie (Jack Dylan Grazer), il ragionevole Stan (Wyatt Oleff):, il secchione Mike (Chosen Jacobs) e l’unica ragazza del gruppo, Beverley (Sophia Lillis). I membri del gruppo sono denominati Losers di Derry, perchè sono emarginati dai loro stessi compagni di scuola, nonché presi di mira da un gruppo di bulli molto violenti, capitanati da Henry Bowers.  Ognuno di loro viene attaccato da un’entità maligna muta forme, ma il quale aspetto originario è quello di un clown con il nome di Pennywise.

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Già dalle prime scene si può facilmente intuire il perché Stephen king abbia voluto un remake della famosa e fortunata serie del ’90: IT aveva bisogno di un revival all’altezza della storia, perché oramai (a mio parere)la pellicola precedente risultava obsoleta e altrettanto obsoleto è lo stile narrativo della regia e della sceneggiatura, a metà tra la lentezza di Twin Peaks e l’eccessiva drammaticità dei personaggi . La freschezza della nuova versione è nei dialoghi e nella sceneggiatura, che a tratti spezzano la tensione, ma allo stesso tempo vengono mixati sapientemente a scene raggelanti jump scare, tra incubi e visioni spettrali.

Non stupisce infatti il fatto che il film stia diventando l’horror di maggior successo con incassi sempre più alle stelle. Non è stato certamente semplice per Muschietti e company cerare di riportare la prima parte di un romanzo molto corposo in un film di due ore, infatti  presenta molti tagli e cambiamenti rispetto al romanzo. Ma il risultato è un teen-horror movie con tutti gli elementi giusti per diventare un culto del panorama horror. Molti sono richiami e citazioni ad altri film e serie, come le scene degli adolescenti in sella alla bicicletta che ricordano quelle di Stranger Things, o come i momenti di spensieratezza adolescenziale di Stand by Me. Fatto sta che la versione 2017 non è il solito remake, ma è quasi un film nuovo, un film che ha qualcosa in più da raccontare, che ci rende partecipi alla paura dei losers, perchè in fondo siamo tutti spaventati da qualcosa o meglio, nel profondo di noi stessi, ci sono paure che ci accompagnano durante la nostra esistenza, nonostante i tentativi di domarle, puntualmente siamo vittime dei nostri peggiori demoni. IT non è solo un pagliaccio, ma personifica le angosce e le paure che ogni ragazzino adolescente deve affrontare nel passaggio all’età adulta, quando emerge la consapevolezza della perdita dell’innocenza, e della necessità di affrontare il peggio per diventare persone mature. Ogni membro dei losers ha un problema con il quale scontrarsi, che sia un genitore troppo protettivo o il desiderio di essere accettato, o la difficoltà di superare una perdita, e sono tutti fantasmi che prendono forma nel mostro di Pennywise.

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Questa versione del film è più violenta e splatter ma anche molto più moderna e consapevole. Stupisce anche la versione del clown malefico di Bill Skarsgård, la quale interpretazione gioca molto sugli sguardi e sull’espressività del volto, che per fortuna non manca al giovane attore, che riesce a reggere il confronto con Tim Curry (il precedente IT).

Non resta che aspettare il secondo capitolo della serie, che per ora ha funzionato da prologo di futuri eventi e scene molto più forti di quelle che abbiamo visto in questo primo episodio.