Al Tram di Via Port’Alba a Napoli la XII edizione de ‘I Corti della Formica’

Mercoledì 18 ottobre, con inizio alle ore 21, è prevista al Tram di Via Port’Alba a Napoli, la seconda serata di programmazione per a XII edizione di ‘I CORTI DELLA FORMICA’, rassegna di corti teatrali ideata e diretta da Gianmarco Cesario che quest’anno ha per tema “Guerra e Pace”.  Due solitudini raccontate da altrettanti corti che stasera andranno in scena sul palcoscenico del TRAM. La solitudine di un “mostro”, l’influenza delle persone da cui è circondato che l’hanno reso tale e la solitudine di una donna, madre di un disabile.

L’ALTALENA AL BUIO 

di Raimonda Maraviglia

con Umberto Salvato

costumi Martina Sterlino

regia Raimonda Maraviglia

 

SINOSSI  – Adriano è un uomo di 35 anni con forti disturbi relazionali che sfociano in folli perversioni. La sua “compagna” è Elena, una bambola gonfiabile, che egli sente di amare e con cui crede di avere una relazione stabile ormai da anni. Il senso di inadeguatezza e di oppressione che nella sua vita lo hanno portato a ad una forte dispercezione e scontattamento dalla realtà sfociano in atti di profonda violenza nei confronti della bambola gonfiabile che Adriano fa diventare simbolo e portavoce di tutto il contesto, tutto l’ecosistema, che lungo la sua vita lo ha schiacciato e in qualche modo allontanato dalla sua reale natura fragile e introversa.  Tornando indietro nel tempo si incontreranno tutti i protagonisti della vita di Adriano: una madre disattenta ed eccentrica, un padre prepotente e senza alcuna delicatezza, un maestro, una fidanzata, un docente universitario. Ognuno di loro, seppur talvolta mosso non da sentimenti negativi, ha preso parte allo sfaldamento di un individuo, Adriano appunto, il quale essendo privato dell’essere visto e accolto, privato di un’autentica e profonda comunicazione, privato dell’essere amato per ciò che realmente è, si ritroverà a perdersi, a comprimersi, fino a non riuscire più a contenere la sua rabbia e il suo dolore, che non riuscendo a percepire declinerà in profonda e totale perversione.  Le sottili ambiguità, i silenziosi ricatti morali, i percorsi obbligati, le costrizioni comportamentali, le continue mancanze di tatto, i modelli sociali da dover seguire, tutto questo, condurranno lentamente Adriano a diventare quello che comunemente potremmo definire “un mostro”. Solo dopo aver seguito Adriano lungo la sua vita, solo dopo averne scoperto gli ingranaggi nascosti, lo ritroveremo alla fine, all’apice della sua follia, sofferente come non mai. Il suo dolore per l’amore non ricambiato di Elena lo porteranno ad ucciderla, lei, una bambola gonfiabile, l’unica da cui non si era sentito mai svilito, giudicato, l’unica con la quale dopo i trent’anni, era riuscito ad istaurare una relazione.

NOTE DI REGIA  – “Cos’è un mostro?” Un “mostro” è un individuo che minaccia la nostra società e la lede, incurante degli altri. I violenti, i criminali, tutti coloro che istintivamente fanno nascere un senso di disprezzo e orrore negli altri, quelli che vanno tenuti lontani dalla nostra realtà perché la rovinano rendendola ogni giorno pericolosa, terrificante e minacciosa, quelli che vanno rinchiusi perché la loro libertà segnerebbe la fine della nostra. Ma la domanda ” Chi è un mostro?” genera altre domande. “Da dove viene il mostro?” “È poi così lontano da ciò che noi siamo?” Se tutti coltivassimo presenza e tensione verso tutti, in modo sano e consapevole, se avessimo la percezione che ogni parola, gesto, suono della voce, atteggiamento o azione seppure piccola sia un continuo influenzare e forgiare l’altro, il mondo sarebbe ancora popolato di mostri?  Molti conflitti, da quelli relazionali del microsistema di un individuo a quelli geopolitici del macrosistema delle Nazioni e dei popoli, forse nascono proprio dall’incapacità di valutare le conseguenze retroattive che ogni azione produce su chi l’ha generata. C’è in ognuno l’innata, banalizzante necessità di valutare un’azione semplicemente come giusta o sbagliata e nel secondo caso nel volervi porre rimedio soltanto tramite una censura, una punizione o una eliminazione fisica. Resta però il fatto che la gran parte dei mostri nascono dalle nostre mostruosità, delle quali quasi mai ci si rende conto.

 

 

JUORNE 

di Diego Sommaripa

con Chiara Vitiello

audio / luci Tommaso Vitiello  grafica Daniela Molisso  scene  Resistenza Teatro

regia Diego Sommaripa

 

NOTE DI REGIA  La Messa in scena che ho pensato per lo spettacolo sarà Minimalista per le esigenze del festival ma anche perché voglio dare spazio al peso specifico delle Parole, Una Regia che lavorerà per il testo e per l’attrice. Testualmente Ci Saranno tre momenti o quadri : Casa – assistente sociale – / flash back / Tribunale , ma in un unico ambiente la casa, ho pensato cosi di far “ vivere “ tre sedie, per dividere i tre quadri , lasciando sullo sfondo un altarino ( il figlio disabile ) a ricordare la pietà di Michelangelo. Spazio quindi alla Parola , al peso, ovvero al Chiummo delle parole, che poi si trasformano in vita.

SINOSSI  È un trip viscerale e onirico, Scritto in più versioni, in più anni dove oggi finalmente trovo il “ coraggio “ e spero il guizzo giusto per una messa in scena.  Non è stato facile fino ad ora perché in JUORNE tratto il tema della disabilità, un tema a me vicino, un tema che scotta ma che anche per questo sento di poter toccare qualche corda inaspettata.
La Vicenda in un flusso di parole porta l’attenzione su una Donna, una Madre, che non appena scopre d’essere incinta viene lasciata dal marito, la coppia già era alla fine della loro storia causa volontà diverse : la Madre Voleva il bambino , il Padre no , ed intanto il Bambino tardava ad arrivare… poi l’arrivo ed il successivo sgretolamento familiare.
Il Bambino nasce disabile, non racconteremo il tipo di disabilità , ma la Guerra giornaliera ed il peso che ha questa donna sola nel far crescere questo bambino.  A questa guerra sarà contrapposta la Pace ovvero l’amore per il figlio, amore smisurato, il quale porterà conseguenze irreparabili.  JUORNE è una storia di Rapporti, che si creano, si formano, si rompono, si contorcono, ed anche se si tratta di un monologo e la vicenda si svolge in un solo ambiente grazie ai racconti e ad peso delle parole vivremo i giorni d’amore e d’odio del Rapporto Madre/Figlio, Madre/Padre, Madre/Stato.  La protagonista è di Salerno ed ho amato riscoprire le poesie del Salernitano Alfonso Gatto , in alcuni Punti inoltre, in particolare sul Rapporto Madre/Padre in un passaggio testuale mi sono lasciato ispirare da Garcia Lorca e dal suo Immenso e senza Tempo “ Yerma “