Sabato 10 marzo Arturo Stàlteri, tra i pianisti italiani contemporanei più noti in Europa e storica voce di Rai Radio3, sarà alla Feltrinelli di Brindisi (corso Umberto I 113, a partire dalle 19) per presentare “Low & Loud” (su etichetta Felmay), il suo nuovo album uscito venerdì 19 gennaio. Il disco è un vero e proprio tributo al pianoforte, vissuto in maniera totale, sfruttando le numerose sfumature timbriche e dinamiche che lo strumento è in grado di offrire.
L’opera contiene 12 tracce – 8 delle quali composte dallo stesso Stàlteri – e 4 tributi ad altri compositori, in un CD in cui convivono più fonti d’ispirazione, dalla passione per “La Terra di Mezzo” di J. R. R. Tolkien (“Un viaggio inaspettato”) al mondo celtico e dell’infanzia raccontati in “The Quiet Road to the Sea”, passando attraverso il mai sopito amore per il Natale di “Christmas Day”, senza dimenticare l’ossessione del compositore per il passare inesorabile del tempo, che ci trascina vorticosamente con sé senza lasciarci via d’uscita (“La vertigine del tempo”), fino a giungere ai confini con altri mondi (“Another Land”).
L’artista rende omaggio, inoltre, a Bach, improvvisando sul celebre corale “Wachet auf, ruft uns die Stimme” e rivisita alla sua maniera “Lady Jane” dei Rolling Stones, uno dei brani più “classicheggianti” della band inglese, composto da Keith Richards, che comprende, infatti, nella versione originale, il clavicembalo e il dulcimer.
Si rivolge poi al Rino Gaetano di “Agapito Malteni il ferroviere”, in ricordo della sua collaborazione con l’indimenticato cantautore (suoi il pianoforte e le tastiere de “Ma il cielo è sempre più blu” e dei successivi album “Mio fratello è figlio unico” e “Aida”): per questa sua rilettura Arturo ha addirittura scomodato Fryderyk Chopin, inserendo nel brano un momento dallo “Studio in fa minore op. 10 n° 9”.
Tale il legame con Gaetano che Arturo Stalteri è stato recentemente protagonista della puntata di “33 giri” su Sky Arte dedicata proprio all’artista scomparso nel 1981. L’album si chiude con la rielaborazione per tre pianoforti del celebre “Canone in re maggiore” di Johann Pachelbel, scritto alla fine del ‘600, in origine per tre violini e basso continuo.
“Il titolo – spiega il musicista – può essere tradotto come “Piano e Forte”, anche se in inglese “low” indica soprattutto il termine ”basso”, in tutte le sue accezioni, come “volume basso” o “bassa frequenza””. Non è un caso che Stàlteri abbia usato questo particolare vocabolo: nel disco, infatti, il pianista romano ha voluto porre l’attenzione su quelle vibrazioni che si sprigionano dopo aver percosso ogni singolo tasto dello strumento, creando altri suoni, evidenziati nel cd grazie a un attento lavoro di post produzione.