Gli occhi degli Altri si raccontano dopo il nuovo singolo “Sonnambuli”: ecco l’intervista

Sonnambuli è il nuovo singolo de Gli Occhi degli Altri, la band nata sulle rive del lago di Lecco, che ci accompagna in un viaggio onirico sulla scia dei ricordi. Il brano, uscito il 20 marzo scorso, è caratterizzato da sonorità delicate che ci avvolgono insieme a parole nostalgiche nel contesto della vita quotidiana della generazione post-adolescenziale.

Il risultato è un pezzo confortante che tocca le corde di una malinconia dolce, da ascoltare sognando a occhi aperti.

Ciao ragazzi, iniziamo subito con le presentazioni. Raccontateci un po’ come vi siete conosciuti e come avete iniziato a suonare insieme.

La storia della band inizia ormai diversi anni fa quando ci siamo incontrati nel giro dei locali e sale prova della zona del lago. Siamo un mix di due band che si sono sciolte più o meno nello stesso periodo e da queste, prendendo ovviamente solo il peggio (ride, ndr) abbiamo creato un super gruppo.

Lecco è quindi casa vostra e il lago è il vostro ambiente naturale, tanto da prenderne ispirazione per l’album del 2016 “Di fronte al lago”: che rapporto avete con questo posto?

Come tutti i posti ha i suoi pro e suoi contro. Di positivo c’è che è una città tranquilla, non c’è troppo casino, ma dall’altro lato la movida è scarsa. Diciamo che se vuoi fare l’alpinista è ottimo, se vuoi fare musica un po’ meno.

È riduttivo però parlare solo di Lecco; spesso nei dintorni si possono trovare iniziative interessanti e il lago fa un po’ da collante racchiudendo anche tutto il nostro immaginario, sia per l’atmosfera sia perché ispira un po’ i nostri testi carichi di quella malinconia che ci accomuna.

Quando abbiamo iniziato a suonare ci siamo accorti che a tutti piaceva il genere shoegaze, con i suoni delle chitarre un po’ liquidi che richiamano l’acqua. Tutti e quattro eravamo e siamo tutt’oggi fan di un’altra band nata sul lago, ovvero i Manetti!, che usano molto questo tipo di sonorità. Siamo quindi entrati in contatto con Andrea Maglia, cantante e chitarrista della band, che ci ha prodotto il primo album e con il quale è nata anche una bella amicizia.

A proposito di malinconia, stiamo uscendo in questo momento da un periodo che è stato abbastanza difficile per tutti. Il vostro ultimo singolo si apre con una frase che è la perfetta descrizione di ciò che abbiamo vissuto (“Quanto riesco a stare chiuso in questa casa davanti alla finestra con tutt’altro in testa”); come avete vissuto questa “distanza” anche tra di voi?

Abbiamo scritto il testo quasi un anno fa e registrato il pezzo a luglio, quindi non è stato uno spoiler!

Pochi giorni fa siamo andati in sala prove per la prima volta da fine febbraio e siamo stati accolti dalle cose che avevamo lasciato lì nell’ottica di mettere in ordine pochi giorni dopo. Ecco, questo è stato abbastanza uno shock.

La vita costretta e isolata di questo periodo ha avuto effetti positivi per il tempo a disposizione da dedicare alla musica, ma dall’altro la distanza forzata e il fatto di non poter vedere gli amici ci è mancato tanto, soprattutto perché noi siamo spesso insieme, facendo anche tutti parte della stessa compagnia.

Parlando di futuro, il ritornello di “sonnambuli” dice: “se ci svegliamo tardi, vieni via con me”. Dove vorreste andare adesso e in futuro?

“In questo momento al bar davanti ad una birra ghiacciata! No dai a parte gli scherzi, parlando di futuro, questa situazione piena di limitazioni soprattutto per la musica live non da troppe possibilità alle band come noi, ma speriamo sia un periodo producente per il lavoro in studio.

Sicuramente abbiamo in cantiere diversi progetti. Qualche giorno fa è uscito il video di “Sonnambuli” (https://www.youtube.com/watch?time_continue=4&v=CuXUMeE5ljA&feature=emb_logo) e abbiamo un nuovo singolo già registrato e prodotto che uscirà a breve. Abbiamo un po’ dilatato i tempi con l’idea di non rimanere fermi in questo periodo così particolare e speriamo di continuare a fare quello che ci piace in attesa di poter tornare sul palco.

Intervista a cura di Elisa La Sala