Intervista a Jaqueline: “Game Over è la fine, ma l’inizio di un futuro ancora sconosciuto”

Forte del suo percorso dalle campagne siciliane a Sanremo Giovani, Jaqueline ha acquisito la consapevolezza giusta per emergere. Ecco l’intervista in cui si racconta.

Jaqueline mi ha colpito al primo ascolto. La sua Game Over rimane impressa, i sintetizzatori richiamano gli Anni 80, il funky fa ballare e il ritornello graffiante fa canticchiare quel “down!” per ore.

Ma Jaqueline non ci riporta semplicemente negli Anni 80: riprendendo una delle più iconiche saghe di quel magico decennio (ma anche di sempre), la sua musica è un Ritorno al futuro.

Grazie all’infanzia passata in mezzo alla natura e alle campagne di Acate (un piccolo paese in provincia di Ragusa) e alla scoperta della musica attraverso la ricca collezione di dischi del padre, Jaqueline è fatta di radici forti e ramificate. E ciò che la rende molto interessante è la capacità di portarle nel presente, per raccontare i grandi cambiamenti di quest’epoca e – citando la stessa Jaqueline – “l’inizio di un futuro ancora sconosciuto”.

Una cantautrice del genere mancava nel panorama italiano contemporaneo e la recente pubblicazione su YouTube del videoclip di Game Over mi ha dato la possibilità di fare due chiacchiere con lei.

D: Ciao Jaqueline! Come stai?

R: Tutto bene! Sono a casa, ad Aprilia.

D: Non è un gran momento per nessuno. E nemmeno per la musica. Come stai affrontando la situazione? Che ruolo dovrebbero avere gli artisti in questo momento secondo te?

R: Credo che la risposta che stanno dando tutti sia giusta. Seguendo i social, noto che si sta provando a trasmettere un messaggio alla gente: vanno rispettate le regole, per sconfiggere definitivamente questo virus e poter ripartire il prima possibile.

D: La tua visibilità è molto aumentata in seguito al successo di Area Sanremo e alla partecipazione a Sanremo Giovani, dove eri tra le personalità più interessanti. Cosa ha rappresentato un’esperienza del genere per il tuo percorso?

R: Ho partecipato ad Area Sanremo per mettermi in gioco, ma ho affrontato la sfida con la giusta spensieratezza e senza troppe aspettative. Credevo che sarebbe stata un’occasione di crescita – personale e artistica – ma in realtà è stata molto di più e ne sono uscita con tante soddisfazioni: sono stata capita e sono riuscita a far arrivare il mio messaggio.

D: Ti ricordi il momento in cui hai iniziato a credere che la musica fosse la tua strada?

R: Mio padre collezionava tantissimi dischi e io mi avvicinai alla musica ascoltando tutto quello che trovavo. Lo facevo in qualsiasi momento e già da piccolissima provavo a ripetere quello che sentivo, a imitare i cantanti. Mi ero già innamorata.

Poi, quando avevo sei anni mio padre mi portò al concerto di Renato Zero e io ricordo ancora le luci, il palco, com’era vestito, le sue paillettes, i tacchi… Rimasi stregata. E in quel momento mi dissi: “Io voglio fare quello che sta facendo lui.”

Da lì è nato tutto: incoraggiata da mio padre ho iniziato a studiare canto, a prendere lezioni… E non mi sono più fermata, continuando a credere a questo sogno!

D: E dopo il colpo di fulmine per Renato Zero, quali sono stati i punti di riferimento nella tua crescita?

R: Sono tantissimi… e diversi tra di loro!

Amo la musica italiana, che è davvero bella tutta: da Lucio Dalla a Claudio Baglioni, da Tommaso Paradiso a Jovanotti, Elisa…

Ma anche quella in lingua inglese: sono cresciuta con i Jethro Tull e i Simply Red, con Madonna e Michael Jackson, con Stevie Wonder…

Mi piace spaziare e cercare di ascoltare tutto.

D: Le origini siciliane sono un tratto caratteristico di molte grandi artiste che vengono dalla tua isola. Penso a Carmen Consoli, a Levante… Si portano con sé la loro terra. Quanto è importante Acate per la tua musica?

R: Sono radici importantissime, perché io sono nata in una famiglia molto umile. I miei inizialmente lavoravano in campagna e quindi io da piccola mi ritrovavo a vivere tra la terra e i fiori, immersa nella natura. E queste radici non ti lasciano mai, nemmeno quando poi ti trasferisci in un altro contesto.

Il mio primissimo pezzo l’ho scritto a quattordici anni in spiaggia, davanti al mare. Non so bene cosa sia… Ti ispira, ti entra dentro, ti stimola.

D: In Game Over – il brano che hai portato a Sanremo – parli della tecnologia e di come abbia ormai intriso completamente le nostre vite, anche emotivamente. Provi a proiettartici dentro… e a trovare una via d’uscita.

R: La tecnologia su di me ha avuto un impatto molto forte. All’inizio mi teneva distaccata dalla realtà, mi faceva credere che fosse tutto perfetto, perché i contenuti che vengono pubblicati sono sempre la migliore versione possibile, di qualsiasi cosa. Ma nella vita non funziona così!

Credo che la tecnologia abbia cambiato i rapporti umani: si ha paura ad affrontare la vita con coraggio. Ci esaltiamo spesso per un “mi piace”, per una visualizzazione… però a volte restiamo indifferenti di fronte a uno sguardo.

La tecnologia è un grande strumento per tutti noi, per crescere e per conoscere. Però deve essere utilizzata in maniera corretta, con consapevolezza ed equilibrio. E mi riferisco anche al mondo della musica. Se si continua così si rischia di perdere definitivamente la realtà, che viene sempre più distorta.         

D: E qual è il tuo rapporto con la tecnologia oggi, nel quotidiano?

R: È senz’altro più sereno. La uso, perché al giorno d’oggi è importante stare a contatto con i propri fans, aggiornandoli e ascoltandoli. Così è molto bello.

Però a volte mi piace staccare tutto, godermi una passeggiata… Anche per scrivere questo è essenziale.

D: Game Over rappresenta l’inizio di un progetto più ampio? Cosa ci dobbiamo aspettare nei prossimi mesi?

R: Tante tante tante cose belle. Il prossimo singolo è quasi pronto, e uscirà a breve. Sarà una bomba di energia, e ci saranno tanti colori.

Il progetto c’è, stiamo pensando di far uscire tanti singoli prima di pubblicare l’intero album, che sarà un insieme delle mie sfaccettature.

Sto lavorando con un nuovo team e proseguiremo con il concept musicale e tematico iniziato con Game Over. Credo che questo sia il mio mondo, e io mi sento sempre più forte e consapevole.

Articolo a cura di Marco Paltrinieri