Ciao Hot Ice! ” A mio agio ” è il tuo nuovo singolo. La produzione di Mala Tempora mescola elementi house anni ’90 e ’00 con un tocco moderno. Come avete lavorato insieme per creare questo sound?
Ciao! Abbiamo lavorato congiuntamente in studio, partendo da una mia reference e da una bozza di testo, con l’idea di trovare un punto d’incontro tra i nostri generi e i nostri background. La prima versione della produzione era più funkee, con anche delle trombe nel ritornello, ma poi abbiamo preferito mantenerla più elettronica. A livello di suoni, mi sono affidato molto all’esperienza di Mala Tempora e al lavoro che è stato fatto da Alesi all’Attitude Studio di Milano.
Quali sono state le ispirazioni principali dietro le scelte sonore?
La mia reference principale era “Ma che hit” di BigMama, a livello soprattutto di intenzione e di struttura. Per il resto, credo abbia influito molto il background condiviso da me e Mala Tempora. Lui poi è particolarmente bravo nella gestione degli elementi ritmici. La struttura portante di cassa e basso, che si sente anche nel finale, probabilmente è il vero filo conduttore tra il mondo elettronico di Mala Tempora e quello hip hop mio.
Il synth caratterizzante per il ritornello ha un ruolo chiave nella canzone. Qual è stata l’idea dietro l’uso di questo elemento?
Eh, la scelta di quel synth è stata la più difficile. Avevo la reference a cui ho accennato, ma poi sul campo si trattava di fare una scelta che funzionasse, cioè che non fosse nè banale nè vecchia. Abbiamo provato varie soluzioni, come dicevo inizialmente c’erano delle trombe funkee, quindi il taglio era totalmente diverso. Poi appunto ci siamo catapultati su elementi più elettronici, provando synth vari, ma la maggior parte non ci convinceva. Alla fine, ne abbiamo trovato uno con del potenziale, e ci abbiamo lavorato sdoppiandolo, utilizzando effetti e variazioni. Il ritornello cantato era già stato preparato, e non eravamo sicuri che potesse funzionare ancora su questo ritornello modificato, ma provandolo abbiamo sentito che si generava un effetto quasi dissonante che però ci piaceva.
Il lavoro di sound engineering è stato realizzato da Alesi. Come ha contribuito alla definizione del sound finale del brano?
Ancora prima di iniziare a registrare le voci, Alesi ha messo mano ai vari suoni, riuscendo ad esprimerli al meglio. Dalla drum al basso al synth del ritornello per l’appunto, in modo da creare il più possibile l’effetto di sound definitivo, per favorire maggiormente le registrazioni. Che io ricordi, non sono stati aggiunti o tolti suoni particolari, ma sono stati lavorati quelli già utilizzati. Il vero colpo di genio di Alesi è stato spostare la parte di Alessia Toffoli al centro del brano anziché alla fine, con anche quello stacco musicale e la sequenza di colpi di rullante che si sente. E poi, il gran lavoro sulla gestione delle voci nel ritornello, con l’utilizzo di effetti di modulazione vocale, ma anche con tagli e ricomposizioni degli audio.
Vedi questo singolo come un punto di partenza per ulteriori sperimentazioni?
In realtà, di sperimentazioni ne faccio da sempre, però non mi era mai capitato con la musica elettronica. Non nego che possano esserci altre sperimentazioni di questo tipo, ma in generale credo che alternerò gli esperimenti con ritorni al boom bap, perchè non posso farne a meno.
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