Il suo ultimo lavoro si chiama #Darklight ed è uscito poco più di un mese fa, il 5 maggio e ha riscosso un ottimo successo. Al centro di questo lavoro c’è uno strumento che i più possono considerare “antico”, uno strumento dalle origini antichissime e quindi spesso associato più alla storia che alla musica moderna. Invece, il protagonista di questo album è più vivo che mai, ha un suono moderno, elettronico perché anche uno strumento classico oggi può avere una vita nuova ed essere il perfetto compagno per un delay o un filtro digitale.
Le due protagoniste di #Darklight sono la musicista e compositrice Floraleda Sacchi e la sua arpa, lo strumento che l’accompagna da sempre, fin dai suoi primi studi che l’hanno portata a girare il mondo in particolare il nord America. Floraleda Sacchi è considerata una delle maggiore interpreti dell’arpa classica in tutto il mondo ma non si accontenta di suonare in maniera accademica questo splendido strumento: cerca, infatti, in ogni suo brano di mescolare il più possibile il classico con l’elettronica per dare vita ad un suono quasi unico, fondamento del suo ultimo lavoro che è uscito dopo due anni da “Intimamente tango”. #Darklight, (Amadeus Arte / Naxos USA) è composto da 14 brani tra colonne sonore, successi dance e musica contemporanea, eseguiti con arpa elettrica ed elettronica e arrangiati o composti tutti dalla stessa Floraleda.
Con lei abbiamo scambiato qualche battuta sul suo ultimo disco e soprattutto sul suo rapporto con l’arpa che considera quasi come “La mia voce. In realtà è anche un po’ come un fidanzato considerando le ore e i viaggi che facciamo insieme”. Inutile sottolineare quanto impegno, dedizione e studio c’è dietro questa unione “sentimentale” tra Floraleda e la sua arpa, una connessione così forte da far dichiarare alla stessa musicista qualche tempo fa che “suonare l’arpa, così come suonare musica elettronica, è come una forma di artigianato che richiede ore di dedizione, così come un artigiano che crea un oggetto pregiato e curato. C’è dell’amore e anche del lavoro fisico e mentale in questo processo”.
Un processo creativo faticoso ma allo stesso tempo gioioso perché il risultato finale è la musica, la sua musica che è motore di tutto. “La mia musica nasce dall’ascolto di ciò che mi circonda, mi ispiro alle suggestioni che ricevo e cerco di fare mio ciò che mi piace, una sorta di osmosi con il presente. D’altra parte ho studiato e ho una formazione classica, in qualche modo le due cose si uniscono”.
L’album #Darklight però è particolare non solo per lo stile e la proposta musicale ma anche perché oltre alla musica è anche un album da leggere, da sfogliare. Oltre al classico disco, infatti, Floraleda Sacchi ha deciso di produrre anche un libro, un testo di una settantina di pagina con con idee e suggerimenti per riscoprire ogni giorno il piacere di suonare o ascoltare musica. “Volevo creare un progetto completo e personale e dunque non solo suonare, ma anche coinvolgere e condividere con chi mi segue il mio pensiero. Al centro però del mio progetto restano i concerti di #Darklight che cercherò di portare in giro il più possibile”.