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L’emergenza dell’industria musicale

Il Coordinamento Stati Generali della Musica Indipendente ed Emergente chiede provvedimenti urgenti per il settore musica. A fine giugno rischiano di chiudere il 30% delle etichette discografiche indipendenti e delle loro attività connesse.

Serve un sostegno urgente e concreto di liquidità alle piccole imprese del settore musica, al momento ancora assenti dai provvedimenti. Interventi necessari per sostenere quelle figure professionali – produttori, editori, promoter, organizzatori di festival, club e discoteche – che costituiscono il vero e proprio motore della filiera musicale.

Sono coloro che investono nella creatività musicale e ne fanno girare l’economia, sostenendo anche chi introita i diritti. Circa 10 mila imprese del settore che occupano direttamente 50 mila addetti (e con l’indotto arrivano a 300 mila), un mondo costituito per la grande maggioranza da piccole imprese e cooperative, società individuali, microimprese, start-up digitali, partite IVA, free lance, lavoratori precari e instabili, che non hanno rappresentanza.

È quanto auspicato dal Coordinamento Stati Generali della Musica Indipendente ed Emergente che spera che nei prossimi immediati decreti possano rientrare queste categorie, con provvedimenti urgenti e concreti come con un Bonus a Fondo Perduto per recuperare il fatturato mancato e non recuperabile, che al momento ammonta ad una media di 150 mila euro per le imprese, e di 30 mila euro lordi per i lavoratori.

“Abbiamo inviato una proposta di emendamento per inserire tali figure professionali negli articoli del Decreto Cura Italia riguardanti il settore dello spettacolo dal vivo”, dichiara Giordano Sangiorgi del MEI.

Riteniamo che sia improrogabile attivare subito un Tavolo per l’adozione dei criteri che coinvolga prima di tutto i piccoli lavoratori della filiera creativa musicale a fronte di un rischio chiusura di oltre un terzo delle etichette discografiche indipendenti italiane e del loro circuito (agenzie di booking, editori, club, merchandising, videomaker, società di impianti e tecnici, artisti e musicisti, club, promoter, ecc.), che potrebbe arrivare già fin dal mese di giugno.

Contemporaneamente, è necessario studiare modalità di rimborso, come previsto dagli ‘eventi a biglietto’, per sostenere sia gli spettacoli a pagamento per cui non è prevista prevendita a tutela degli organizzatori, sia di quelli gratuiti cancellati che hanno danneggiato l’intera filiera creativa musicale indipendente ed emergente, costituita per la grandissima parte da piccole e piccolissime imprese, associazioni e start-up.

Particolarmente importante è la norma che supporta i locali che organizzano regolarmente attività di intrattenimento musicale, per incentivarli a riprendere al più presto la programmazione, un intervento che deve provvedere a supportare tutta la filiera: oltre al locale, l’artista che ha cancellato la data, il promoter che ci ha lavorato, il produttore che ha venduto meno musica, i musicisti che non hanno suonato, l’ufficio stampa che ci ha lavorato, autori ed editori che non hanno incassato dal borderò, videomaker che non hanno potuto girare il clip, tecnici, fonici e roadies, tutte le figure che ruotano intorno a un evento gratuito o a biglietto, ma senza prevendita”, aggiunge Sangiorgi.

Servono inoltre 130 milioni extra da portare a 150 milioni, da suddividere equamente tra cinema, fondazioni e teatro, e musica tutta extra Fus con manifestazioni nazionali, gratuite e non, di comprovata storicità e che danno principalmente spazio ai giovani indipendenti ed emergenti del nostro paese per tutelare il Made in Italy musicale

Infine, è necessario dotare di fondi dedicati alle piccole e microimprese del settore musica anche le Regioni e i Comuni per finanziare direttamente le attività più importanti e significative del territorio, sempre secondo i criteri di notorietà nazionale, numero di eventi a biglietto o gratuiti, storicità dell’evento, tasso di valorizzazione giovani artisti emergenti e indipendenti”, conclude.

Per quanto concerne il settore lavoratori dello spettacolo il Coordinamento Stati Generali della Musica Indipendente ed Emergente propone:

1. Ai lavoratori iscritti al Fondo pensioni Lavoratori dello spettacolo, con almeno 30 contributi giornalieri versati nell’anno 2019 al medesimo Fondo, cui derivi un reddito non superiore a 50.000 euro, e non titolari di pensione, è riconosciuta un’indennità una tantum pari a 500 euro. L’indennità di cui al presente articolo non concorre alla formazione del reddito ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917.

2. Non hanno diritto all’indennità di cui al comma 1 i lavoratori titolari di rapporto di lavoro dipendente alla data di entrata in vigore della presente disposizione.

3. L’indennità di cui al presente articolo è erogata dall’INPS, previa domanda, nel limite di spesa complessivo di 40,5 milioni di euro per l’anno 2020. L’INPS provvede al monitoraggio del rispetto del limite di spesa e comunica i risultati di tale attività al Ministero del lavoro e delle politiche sociali e al Ministero dell’economia e delle finanze. Qualora dal predetto monitoraggio emerga il verificarsi di scostamenti, anche in via prospettica, rispetto al predetto limite di spesa, non possono essere adottati altri provvedimenti concessori.

Nell’eventualità fosse stabilita la possibilità di accesso alla cassa integrazione in deroga per i lavoratori intermittenti operanti nel settore dello spettacolo si chiede di ampliare tale possibilità non solo ai lavoratori subordinati “a chiamata” ma anche ai soci di cooperativa operanti con il contratto di “socio lavoratore autonomo dello spettacolo”.

In conclusione, chiediamo audizione singola e allestimento tavolo con le realtà più piccole per fornire le nostre proposte sui criteri su come ripartire i fondi e insistendo sulla necessità di tutelare i piccoli affinché venga rispettato il diritto di uguaglianza sostanziale garantito ex art 3 Costituzione.

AudioCoop, che aderisce a Impala, sta predisponendo l’invio al Ministro Franceschini, di una proposta che preveda, oltre agli 8 punti già presentati dagli Stati Generali della Musica Indipendente ed Emergente, l’investimento pubblico in una piattaforma digitale nazionale di live streaming e ascolto musicale esclusivamente dedicata al Made in Italy.

Un investimento da inserire all’interno di un apposito Piano Marshall per la musica che permetta in un nuovo mercato di poter monetizzare di più dagli artisti italiani.

C’è una fortissima richiesta di musica indipendente ed emergente italiana”, dichiara Sangiorgi. “In questo mese sono esplose letteralmente le visualizzazioni di dirette live streaming di artisti indipendenti ed emergenti mentre è diminuito il consumo nelle piattaforme multinazionali della musica. È il segno che se c’è l’offerta il pubblico oggi preferisce ascoltare gli artisti del nostro paese direttamente”.

Chiediamo al Premier Conte – afferma Giuseppe Marasco della Rete dei Festival , che raduna oltre 100 tra festival e contest per indipendenti ed emergenti e promoter e organizzatori di eventi dal vivo  – di affrontare un annoso problema che diventa ancor più pesante in questo periodo storico, in un momento in cui la liquidità è fondamentale e si sta ricorrendo a vari strumenti per sopperire a questa mancanza.

Chiediamo un impegno serio, concreto e immediato per il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione verso le aziende e in particolare verso gli operatori culturali, organizzatori di eventi musicali e di spettacolo che vedono completamente ferme le proprie attività e che spesso più degli altri non sono nelle condizioni di intravedere la luce in fondo a questo tunnel”.

Questa è una liquidità per le aziende senza costi, anzi una liquidità che grava da mesi sui bilanci e sulle attività finanziarie degli operatori. Ci sono Amministrazioni che sono in ritardo sia nelle liquidazioni sia nelle valutazioni di rendicontazioni su progetti locali, regionali, nazionali ed europei. Tutti i pagamenti del 2019 e 2020 confermati per tali aziende vanno quindi saldati quanto prima affinché non arrivino quando le aziende saranno oramai chiuse per fallimento.

Marco Paltrinieri: