Fuori ora il video di AK77, il brano che ha segnato il ritorno dei Linea 77 con la complicità di Salmo e Slait, una produzione firmata da Sir Bob Cornelius Rifo (a.k.a The Bloody Beetroots).
Sconvolgente e destabilizzante come un attacco a sorpresa, violento come una manata in faccia, la clip è un omaggio al lungometraggio di Stanley Kubrick Full Metal Jacket. Un serrato e accuratissimo susseguirsi di citazioni della pellicola dove indiscussa protagonista è la storica band di Torino, chiamata ad interpretare i principali personaggi del film e vessata da uno spietato Salmo nei panni del sergente Hartman.
GUARDA IL VIDEO https://www.youtube.com/watch?v=aCBg8lsUUxk
Prodotto da Reef Studio con la regia di Andrea Folino e pubblicato su etichetta Polydor/Universal, il video contribuisce ad alimentare la grande attesa per la data unica della band del prossimo 6 Novembre all’ Alcatraz di Milano. Ma quello che offrono oggi i Linea 77 è solo un piccolo sorso rispetto alla grande sbronza che hanno in serbo per i loro fan, appuntamento già disponibile in prevendita al link.
“I video in playback nei capannoni ci avevano stufato già dieci anni fa, avevamo solo voglia di divertirci e spostare l’asticella più in alto, anche giocando d’azzardo con noi stessi. L’esito naturale del pezzo non poteva essere che la deriva verso il film di Kubrick: una volta selezionate le scene da riprodurre e considerando che sarebbe stato da matti lasciarsi sfuggire quest’occasione viste le innegabili somiglianze tra Dade, Nitto e Salmo con il Soldato Jocker, Palla di Lardo e il Sergente Hartman, la vera sfida è diventata ricostruire quasi con piglio filologico ogni singolo fotogramma.
La cura nei dettagli è stata a dir poco maniacale: dall’individuazione del corretto pantone dell’intonaco della caserma e del giusto grado di usura delle brande sino all’utilizzo delle ottiche originali voluti da Kubrick e al ripetersi persino gli errori da lui commessi nell’assoluto rispetto dell’ opera del maestro.
Per il resto nessuna controfigura è stata maltrattata durante le riprese, ogni singola scena è stata messa in atto dalla formazione completa dei Linea 77 nei tre faticosissimi giorni di produzione ad Olbia e probabilmente nella storia poche interpretazioni del discorso iniziale di Hartman potranno risultare credibili quanto quello di Salmo.”
I Linea 77 nascono a Torino nel 1993, e prendono il nome dalla linea degli autobus che li portava in sala prove, emblema di una band che in più di vent’anni di carriera non ha mai smesso di macinare kilometri su kilometri per tutta l’Europa e oltre.
Sono sette i dischi realizzati finora, dagli esordi con Earache (storica etichetta inglese di metal estremo), passando per Universal fino al percorso indipendente con INRI: in mezzo ci sono centinaia di show suonati in tutta Europa (anche di spalla a mostri sacri quali Rage Against The Machine, Deftones, Korn, Soulfly e tanti altri) e la collaborazione oltreoceano con due dei produttori più importanti del globo, Toby Wright (Metallica, Korn, Slayer, Alice in Chains), e Dave Dominguez (Papa Roach, Staind, Guns ‘N Roses). Il suono della band ha attraversato molteplici fasi, ma ha sempre mantenuto una innegabile qualità: sia le hit underground degli esordi come “Touch” e “Ketchup Suicide”, che i singoli in rotazione in tutte le radio come “Fantasma”, “66” (con i Subsonica) “Inno all’Odio” e “Evoluzione”, hanno aiutato la band ad alimentare il loro status di figura fondamentale del rock urbano in Italia. Il frutto degli anni passati sui palchi è la linfa dell’attuale seconda vita/line up dei Linea77, tornati capostipiti dell’underground italiano prima con L’Ep “La speranza è una trappola” e poi con il full lenght OH!, un disco nato per far saltare il pubblico sotto il palco: un ritorno alle origini sincero, prepotente e sfacciato. Dopo vent’anni passati a fare la Storia tornano nella primavera del 2019 con il singolo AK77, fuori per Polydor, in featuring con Salmo e Dj Slait. Insieme ai top player della crew Machete, il brano si arricchisce della produzione di Sir Bob Cornelius Rifo aka The Bloody Beetroots preannunciandosi come un pezzo destinato a scuotere ancora una volta le fondamenta del nuovo rock.