Morgan e il drammatico racconto sul suicidio del padre a soli 46 anni
Morgan e Luca Casadei a One More Time ph Alberto-Galli (We Music)
Il cantautore e musicista Morgan si racconta nella nuova puntata di One More Time (OnePodcast), il podcast di Luca Casadei, disponibile da oggi, venerdì 7 marzo, su OnePodcast e su tutte le principali piattaforme di streaming audio.
Un’intensa intervista in cui Morgan si racconta senza filtri a Luca Casadei. Rivive i drammatici momenti trascorsi insieme al padre che si è tolto la vita quando lui era ancora un adolescente, soffermandosi sul problema del suicidio e della violenza psicologica in Italia. Ricorda l’amore provato verso l’ex Asia Argento e parla della sua voglia di vivere nonostante la situazione lavorativa attualmente in stallo dopo lo scandalo relativo all’accusa di stalking da parte di Angelica Schiatti. Racconta infine anche del suo nuovo progetto artistico: l’apertura di un’università della canzone, che partirà a breve.
Sul padre suicida: «Mio padre si è tolto la vita a 46 anni, io ne avevo 15. Ha avuto proprio un crollo. In famiglia ero l’unico che sapeva delle sue problematiche, perché mi portava sul lavoro. Aveva questa azienda che stava fallendo, lui fumava 200 sigarette e aspettava queste telefonate che non arrivavano… Poi aveva chiesto dei prestiti agli strozzini che lo perseguitavano. Mia madre non sapeva niente. Io ero un bambino e facevo piano bar: portavo a casa 4 o 5 milioni di lire al mese e li davo a mio padre così faceva finta di averli guadagnati lui, ma ero io a darglieli. Lui, la notte prima di ammazzarsi, mi dato 100 mila lire simboliche: “così non penserai che non te li avrei più ridati”. Io mi sono addormentato, non avevo capito che quella sarebbe stata l’ultima notte che lo avrei visto. Se lo avessi capito, penso che avrei accesso la luce e lo avrei abbracciato».
Una tematica da approfondire costantemente
Sul problema del suicidio: «È giusto entrare a capire quali sono le ragioni che portano alla morte, perché la morte non va bene, sia omicidio che suicidio. Sono molto contento del fatto che la società sta cercando di affrontare il problema del femminicidio, finalmente si è arrivati a creare una coscienza. Ci sono anche altri temi importanti da approfondire, soprattutto nel campo proprio di quella zona tragica che è la vita quando non funziona e si arriva alla morte. Come si può prevenire il suicidio? Mi domando come avrei fatto a prevenire il suicidio di mio papà? Bisogna riuscire a vivere all’insegna del non arrivare lì. Ad esempio, la creatività e l’arte sono delle cure, perché l’arte non è mai omicida. L’arte è per la vita, l’artista non è altro che qualcuno che dice: “io voglio vivere e io voglio che tu viva della mia vita”».
Sulla sua situazione psicologica e lavorativa dopo l’accusa di stalking da parte di Angelica Schiatti: «Io sono felice di vivere anche quando sono disperato. Adesso sto male, sono disperato, sono trattato male. Sono infelice perché veramente faccio fatica nelle cose materiali, nelle cose di tutti i giorni. Avere disponibilità finanziarie, la lealtà, il rispetto da parte di chi scrive di me sui giornali. Mi hanno annullato tutti i lavori. La gente si dovrebbe sparare nella mia situazione. Eppure, io sono felice di vivere, perché ho un po’ una riserva. Ho collezionato, come l’orso che diventa grasso per affrontare il letargo. Il grasso per me è la musica. Mi hanno annullato i concerti, non mi hanno più telefonato. È dura perché poi io ho una famiglia da mantenere, ho le figlie. Come ho fatto? Ho suonato».
Rosita Celentano confronto con Asia Argento in diretta-foto raiplay-wemusic.it
Su Asia Argento: «Mi sono innamorato di Asia perché con lei potevo condividere molte cose artistiche. Era amicizia, complicità, collaborazione artistica. Era casa proprio, mi sentivo anche capito, mi sentivo di intrattenerla, guardandomi nei suoi occhi io mi vedevo bello e per me è stato forzato il fatto di uscire da quella dimensione perché non sono stato io a volerne uscire».
Sul suo nuovo progetto lavorativo: «Ho aperto un’università della canzone perché la canzone è l’oggetto artistico più importante che c’è in questo momento. Non le insegnano all’università e al Conservatorio, perché se n’è appropriato il mercato. E invece la canzone va “accademicizzata”, perché bisogna pretendere che sia di qualità. In un mese con 4 lezioni – perché sono 4 le materie che servono per fare le canzoni: armonia, testo, produzione, arrangiamento – tutti quelli che si iscrivono per frequentare, torneranno a casa avendo una loro canzone».
Ivano Moriello
Giornalista da circa 15 anni, amo la musica e i viaggi. I concerti live sono il mio pane quotidiano e seguo con grande passione il calcio, tifando per il Napoli.